Il
pubblico italiano conosce bene tanti dei diversi stili della musica
popolare americana del ventesimo secolo: il suono sincopato e
secco del pianoforte nel "Ragtime" della fine del secolo
scorso, i ritmi piu' scorrevoli delle "Swing bands"
degli anni '30, il "Free Jazz" sperimentale degli anni
'50, e le varie "fusions" di Jazz, Rock e blues dal
1960 ad adesso. Inoltre conosce bene il "Delta blues"
del '30, il "Rhythm and Blues" del '40 e '50, il "Rock
and Roll" della meta' dei '50, il "Soul" del '60
e cosi' via fino alla musica Rap di oggi. Senza dubbio, questo
pubblico riconosce l'intreccio di tradizioni Africane ed Europeo
in questa musica, raramente, pero', ascolta una di queste radici:
la " Country Music" americana tradizionale.
La "Country Music" americana ha forti radici nella tradizione
musicale Anglo-Celtica portata negli Stati Uniti dai pionieri
provenienti dall'Irlanda, dalla Scozia, Cornovaglia, Galles e
Inghilterra. Sebbene i primi pionieri puritani Inglesi del diciasettesimo
secolo vedessero con sospetto la musica, come del resto, qualunque
tipo di intrattenimento, le ondate successive di immigranti (gli
Scozzesi-Irlandesi del nord Irlanda emigrati nel diciottesimo
secolo a seguito delle misure economiche repressive imposte dall'Inghilterra,
gli Irlandesi emigrati a meta' del diciannovesimo secolo dopo
la carestia che aveva distrutto il raccolto delle patate), non
erano cosi' severi. Questi immigrati, che lavoravano duramente,
portarono con loro tutti gli intrattenimenti che potevano e di
questi la musica era il piu' importante. Il loro retaggio di musica
popolare era, infatti, ricco e di lunga data e il loro amore per
la musica era intenso e ben documentato. (Il musicologo Herbert
Hughes nella prefazione alla sua collezione di canzoni Irlandesi
(1909) osserva: "non si deve dimenticare che gia' mille anni
fa, l'Irlanda era una delle nazioni piu' civili dell'Europa occidentale
e anche nella sua decadenza ha mantenuto molto della sua conoscenza
e cultura; come conseguenza, la sua letteratura e la sua musica
folk ancora possiedono qualita' peculiari"). Era una musica
che veniva usata dai nuovi pionieri sia per lodare Dio (spesso
in un'eterofonia microtonale quasi medio-orientale), sia per la
sua indubbia capacita' di dare atmosfera e ritmo alle danze e
alle feste.
Questa musica era costituita da ballate (molte delle quali antiche,
di tre o quattrocento anni) che raccontavano episodi drammatici
o raccapriccianti, canzoni (molto spesso umoristiche), un vasto
repertorio di arie ballabili come "reels, hornpipes, jigs",
ecc. e un altrettanto vasto numero di inni sacri. La musica era
semplice e portatile come la voce umana o il violino. Era una
musica imparata ad orecchio che richiedeva solo una minima conoscenza
dei rudimenti della tecnica musicale, ciononstante capace di grande
espressivita' melodica nelle ballate e potenza ritmica nelle danze.
Il repertorio di "reels" e "hornpipes" accompagnava
le danze della comunita' (le "square dances"- dirette
discendenti dalle danze in circolo dei tempi Elisabbettiani) dall'inizio
dei tempi coloniali. Le vecchie ballate, che raccontavano le storie
dei secoli passati, hanno continuato a intrattenere gli ascoltatori
intorno ai fuochi degli Appalaci fino al ventesimo secolo. Questa
musica, che era il maggiore intrattenimento della comunita', ne
ha conservato anche l'identita' culturale. Come musica folk forniva
un legame orale e romanticizzato col passato e ne trasmetteva
la continuita' di costumi e valori.
Gradualmente i coloni si distribuivano in tutti gli Stati Uniti
e ogni area geografica sviluppo' la sua variante di questa tradizione
musicale Anglo-Celtica (che, naturalmente, era gia' in se stessa
piuttosto eterogenea). La versione del New England non fu particolarmente
innovativa o dinamica, ma trattata col quel rispetto dovuto alle
vecchie tradizioni di famiglia. Nel West, a questa musica si mescolavano
elementi spagnoli, strumenti Hawaiani all'inizio del '900, e piu'
tardi il blues, cosi' si sviluppo', finalmente, un tipico "Western
Swing" che contribui a creare un diverso stile di "Country
Music" nel 1930. Nelle piantagioni del Sud, la tradizione
fu totalmente trasformata dall'interazione con la tradizione musicale
Africana portata dagli schiavi. Nelle montagne degli Appalaci
meridionali (West Virginia, Kentucky, Tennessee, North Alabama),
la tradizione ha trovato un ambiente protetto per la conservazione
e lo sviluppo, tanto da far diventare quest'area la "casa"
della "Country Music" americana del ventesimo secolo.
I coloni delle montagne degli Appalaci meridionali, durante il
diciottesimo, diciannovesimo e anche parte del ventesimo secolo,
hanno condotto una vita relativamente isolata, hanno avuto pochissimi
cambiamenti dovuti allo sviluppo tecnologico e commerciale che
ha trasformato il resto del paese non avendo avuto, d'altronde,
molto interesse a cambiare stile di vita. Fin da quando si erano
stabilti sugli Appalaci, all'inizio della colonizazzione, essi
divennero amici delle tribu' indiane indigene: i Cherokee, e come
i Cherokee, diventarono (se non lo erano gia' tradizionalmente)
"ambientalisti", contenti di vivere tra le loro meravigliose
montagne lontani dai sopravvalutati vantaggi del progresso.
Per natura eranno indipendenti e orgogliosi della loro indipendenza.
Avevano lasciato la Scozia, l'Inghilterra e l'Irlanda (e le tasse
coloniali inglesi in America) precisamente per essere liberi dalla
tirannia e dall'ingiustizia. Come montanari, erano abituati ad
un esistenza dura e violenta, dove l'insegnamento dei libri era
meno utile, per la sopravivenza, che la padronanza di un fucile.
Erano "fondamentalisti" di religione protestante. Tanti
di loro erano "Battisti" - una setta popolare che non
riconosce un'autorita' ecclessiastica centrale e che mette l'accento
sulle manifestazioni pubbliche delle rivelazioni religiose individuali.
(I Battisti furono le punte di lancia del "Great Awakening"
(grande risveglio) - il movimento religioso diffusosi lungo tutte
le frontiere americane dopo la rivoluzione, un movimento che,
oltretutto, getto' le fondamenta dello sviluppo della musica "gospel"
bianca e nera).
La loro sopravvivenza in queste condizioni di frontiera, la vita
spartana che hanno dovuto per forza condurre, li ha mantenuti
forti, onesti e timorati di Dio, un popolo con una grossa simpatia
per i perdenti, per i poveri (come erano loro), per gli oppressi
e gli sfruttati (come spesso erano). Un popolo che, essendo stato
vittima dell'ingiustizia, non voleva essere ingiusto con gli altri.
Presero, infatti, le parti degli indiani Cherokee quando il governo
nazionale li esproprio' delle loro terre. Allo stesso modo si
sono opposti a qualsiasi forma di schiavitu' (ne West Virginia
ne East Tennessee avevano una grande popolazione nera) e si sono
schierati dalla parte anti-schiavista nella guerra civile.
L'isolamento geografico, l'orgogliosa fierezza della loro tradizione
di indipendenza, ha fatto di questa comunita' montana, un'isola
particolarmente importante per la conservazione degli aspetti
piu' significativi della vecchia tradizione musicale Anglo-Celtica,
che, in aree meno remote degli Stati Uniti, era stata gradualmente
eliminata: gli abbellimenti microtonali che arricchivano cosi'
tanto le semplici melodie vocali degli Appalaci, un insolita linea
melodica modale, la risonanza peculiare di quei toni vocali alti
e nasali (eliminati dalla musica colta Europea), l'uso frequente
di droni e di intervalli musicali del quinto e quarto, ecc. Preservando
questi manierismi locali ("high country"), questa comunita'
ha allargato e sviluppato il suo retaggio musicale tradizionale.
Rispettando la preferenza tradizionale Celtica per gli stumenti
a corda, i musicisti delle montagne ne integrarono sempre di nuovi
nella loro musica. Durante il corso dei secoli furono aggiunti
strumenti come la chitarra, il banjo (uno strumento di origine
Africana), la chitarra Hawaiana, il dobro e il contrabasso, usati
contemporaneamente al "fiddle" (la prima donna e il
"diavolo" della musica Celtica) e altri strumenti a
corda essi stessi di antico lignaggio come il dulcimer, l'autoharp,
il mandolino e la gironda (hurdy-gurdy).
Da questo breve sguardo al lontano passato della "Country
Music" americana, si possono dedurre molti dei temi cari
alle sue canzoni - il rispetto per le tradizioni della comunita',
il rispetto dei valori e dei legami della famiglia, il rispetto
della dignita' dell'individuo, l'accettazione delle difficolta'
della vita e della poverta', l'apprezzamento della natura e delle
sue bellezze, la simpatia per i poveri, i deboli e gli ignoranti,
una fede cristiana molto pragmatica che puo' essere riassunta
nella frase: "Dio aiuta chi aiuta se stesso", e un profondo
sentimento di orgoglio personale sia per l'appartenenza a una
cosi' stoica comunita' sia per aver tenuto duro in condizioni
cosi' difficili.
Presi nell'insieme, questi temi presentano un codice di comportamento
estremamente democratico, molto adatto alla societa' della frontiera
americana del diciasettesimo e diciottesimo secolo - come la musica,
nella sua semplicita' e utilita', era la compagna ideale per far
passare il tempo nei luoghi solitari e selvaggi e nelle vaste
praterie. Alla fine della guerra civile (1865) e del periodo della
frontiera, comunque, gli Stati Uniti cominciavano a guardare al
consolidamento della loro immagine nazionale. La nazione riunita
acquisiva un maggiore potere industriale e, di conseguenza, un
ruolo importante negli eventi internazionali. L'emergere di una
coscienza nazionale, formata da una grande varieta' di culture,
richiedeva una musica
del "consenso" - una musica che comunicasse istantaneamente
l'avventura e l'originalita' dell'esperienza americana al piu'
largo numero e alla piu' grande varieta' di americani.
Questo consenso fu raggiunto, ma rimase estraneo alla tradizione
della "Country Music" delle montagne degli Appalaci
(della quale esistenza quasi nessuno, sulla scala nazionale, si
rendeva conto).
Questo consenso, invece, fu raggiunto nella musica che si sviluppo'
al di la' delle montagne, nelle pianure del sud, dove per piu'
di un secolo e mezzo, la musica Anglo-Celtica aveva ricevuto una
nuova vita ritmica dalle mani degli schiavi neri. A questi musicisti
Africani, vennero insegnati, fin dal loro arrivo, i primi rudimenti
della musica Europea e furono messi al lavoro proprio come musicisti
nelle case dei piantatori. Essi crearono gradualmente una versione
"nera" della musica tradizionale Anglo-Celtica, parallela
ma separata e molto originale. L'"African jig", per
esempio, viene menzionata gia' nel 1775 come parte della musica
da ballo del Sud. Molti altri documenti dell'epoca attestano il
profondo apprezzamento che i pionieri bianchi avevano per la particolare
euforia che i musicisti Africani hanno portato nella musica Anglo
Celtica.
Nel diciannovesimo secolo, questa musica fu istituzionalizzata
nel "Minstrel Show" americano dove attori bianchi, truccati
di nero, scherzavano nel dialetto nero del Sud e cantavano "Plantation
songs" - canzoni copiate, spesso, direttamente dai musicisti
schiavi. In effetti, all'inizio del ventesimo secolo, c'era gia'
stato un costante scambio tra musicisti bianchi e neri del Sud
per 150 anni e tra le diversi tradizioni musicali "folk"
che rappresentavano. La fusione di queste tradizioni, che tecnicamente
avevano diversi punti di contatto, ha inciso indelebilmente nella
musica del Sud.
Nel ventesimo secolo, la musica nera del Sud ha continuato a creare
stili innovativi usando moduli formali Europei adattati alla tradizione
poliritmica e improvvisativa Africana (Ragtime, Dixieland, Jazz,
Swing, ecc.). Questa musica e' diventata la musica popolare nazionale
e internazionale del ventesimo secolo. La vita ritmica, cosi'
fresca e estremamente sofisticata, sembrava dare il giusto "feeling"
al secolo.
Nello stesso tempo, la musica Anglo-Celtica tradizionale, benche'
capace di ritmi vivaci ed eccitanti, non e' mai stata sofisticata
ritmicamente. In confronto allo sviluppo poliritmico nero dello
stesso stile, la musica Anglo-Celtica all'inizio di questo secolo,
con la sua lealta' alla tradizione musicale popolare del diciannovesimo
secolo (il Valzer, le canzone sentimentale, la semplicita' degli
accompagnamenti e le melodie di tipo Irlandese dell'epoca) poteva
sembrare anacronistica. Oltre tutto, i temi rustici della musica,
le vecchie ballate e la moralita' leggermente demode' offriva
poco interesse al mercato crescente della musica popolare che
si trovava nelle grandi, vivaci e multirazziali citta' come Boston,
Washington, Philadelphia, Chicago, San Francisco, e soprattutto
New York, in queste citta' si trovava la nuova "frontiera"
del ventesimo secolo.
La musica popolare americana nella prima meta' del ventesimo secolo
e' stata marcata indelebilmente dalla dominazione culturale di
New York. Dalle fine del diciannovesimo secolo, New York era il
centro incontestabile della vita culturale ed economica americana,
il primo porto per gli emigrati europei e per molti di loro, quelli
che avevano una preparazione culturale, il punto di arrivo. La
New York Philarmonic Orchestra era diretta da compositori europei
come Dvorak e Tschaikovsky e piu' tardi da Mahler; il New York
Metropolitan Opera presentava gli ultimi lavori di Puccini alla
presenza del Maestro stesso. In breve, New York si considerava
uguale ad ogni altra capitale Europea. In piu', negli Stati Uniti,
New York divenne l'arbitro indiscusso del "buon (leggi europeo)
gusto".
Era a New York che quei compositori, che conoscevano sia la musica
classica Europea sia gli ultimi stili della musica nera del Sud,
iniziavano a forgiare le canzoni di "Tin Pan Alley"
(il nome scherzoso dato alla strada dove si trovavano tante delle
edizioni musicali di New York). Il ritmo nero - sensuale e viscerale
- offriva quel gusto leggermente perverso, quella sensazione di
"proibito" che tanto stuzzicava ed eccitava il pubblico
bianco, mentre l'armonia europea, fine ed elegante, insieme alle
raffinate orchestrazioni, sembrava tenere delicatamente sotto
controllo queste musiche terrene e sensuali.
In linea di massima, la musica Anglo-Celtica degli Appalaci, durante
i primi 30 anni di questo secolo, fu eclissata nell'imaginazione
del pubblico nazionale dalla nuova ed eccitante musica nera del
Sud e da quella sofisticata e popolare proveniente da New York
- dai teatri di Broadway o da Tin Pan Alley. Secondo il punto
di vista New Yorkese, la musica country tradizionale, non era
tenuta in alcuna considerazione, se non come un residuo rustico
e pittoresco del passato, destinato a sparire insieme alle carrozze
a cavalli e alla vecchia organizzazione della comunita' rurale,
con l'affermarsi del progresso tecnologico ed economico.
Infatti, per le comunita' rurali del sud, bianche e nere, i primi
30 anni del secolo segnarono un significativo cambiamento. Mentre
i musicisti "di citta" - bianchi e neri, viaggiavano
attraverso gli Stati Uniti sviluppando la sofisticata musica nera
che mischiava canzoni di Tin Pan Alley, Ragtime, e blues ed e'
conosciuta genericamente come Jazz, i musicisti della popolazione
rurale nera povera, "mezzadri", si erano stretti intorno
alle loro chitarre "Sears and Roebuck" ordinate per
posta (avevano abbandonato il banjo che era cosi' caro ai loro
genetori delle piantagioni nel diciannovesimo secolo) a sviluppare
la nuova generazione del blues rurale, il "Delta" blues,
che, insieme a quel che restava dello "Swing", gettera'
le basi del "Rhythm and Blues" degli anni '40. Negli
Appalaci, i musicisti country bianchi, come Bill Monroe, stavano
creando uno stile strumentale virtuoso e veloce, basato sul vecchio
"fiddle reel" Celtico, che divenne intorno al 1945,
la "Bluegrass" music (la risposta country alla banda
Dixieland nera). Inoltre, intorno al 1930 nel sud, particolarmente
in Texas, si andava sviluppando un tipico stile vocale bianco
chiamato "Honky Tonk". (Honky Tonk era il nome dato
alle taverne di campagna dove si beveva birra, danzava e si faceva
a pugni). Questa musica, cantata con voce sommessa, leggermente
lamentosa e con aria composta (influenzata dallo stile vocale
del blues di Jimmi Rodgers - il "padre" della Country
Music commerciale) era accompagnato dal "Western Swing beat".
Venivano spesso usate le percussioni e le chitarre amplificate
per farsi sentire attraverso il frastuono delle danze. Anche se
le canzoni erano, spesso, simili a quelle sentimentali Irlandesi
del diciannovesimo secolo, il ritmo, non sincopato, era contemporaneo.
Le canzoni "con il cuore in mano" raccontavano storie
di tradimenti e delusioni amorose - di "cheatin' hearts"
(cuori ingannatori) e di "slippin' around" (andare attorno)
- il lato edonistico della vita nel Sud. Allo stesso tempo i pianisti
Honky Tonk, seguendo le orme dello stile nero del "boogie-woogie"
che si era sviluppato nel '20, crearono un repertorio di numeri
scatenati di "jump blues". L'insieme di questi stili
avrebbe costruito la prossima generazione di "Country Music".
Allo stesso tempo, ci fu un ritorno di interesse per quello che
la "country music" aveva rappresentato in passato. I
musicologi armati di registratore si aprivano la strada negli
Appalaci scoprendo, con loro grande sorpresa, un autentica "time
capsule" di stili musicali - eredita' diretta dei tempi Elisabbettiani.
Verso la meta' degli anni '20, c'era stata una rinascita di interesse
per le "arti popolari" dimenticate - nella musica, nell'artiginato
e anche nel vecchio stile di vita. Improvvisamente sembro' che
l'innocenza e il divertimento "pulito" offerto da questa
vecchia musica ("old time music") potesse rappresentare
un'antidoto al jazz e al "lassismo morale" che aveva
perverso la nazione alla fine della Prima Guerra Mondiale.
E' interessante notare che, proprio il progresso tecnologico,
che aveva contribuito a sradicare le fondamente del mondo della
Country Music, provvide all sua salvezza non solo attraverso le
prime registrazioni sul campo del 1920 e '30 che ci hanno conservato
meravigliosi esempi della autentica tradizione Anglo-Celtica degli
Appalaci, ma anche attraverso le trasmissione radiofoniche "regionali"
che gradualmente riportarono all'attenzione del pubblico questa
anacronistica musica "Hillbilly". Inoltre, l'invenzione
Hollywoodiana nel 1934 del "cowboy-cantante" per rilanciare
i film Western all'arrivo del sonoro, contribui' a riaffermare
la presenza di un pubblico vasto ancora fortemente legato alla
"Country Music" bianca e, naturalmente, ai valori culturali
e ai modi di pensare che essa - e solo essa -rappresentava.
Non ci sorprende che il centro del revival e della commercializazzione
della "Country Music" fosse collocato nell'area degli
Appalaci. Per diverse ragioni, la scelta della citta' perno della
Country Music cadde su Nashville, la capitale del Tennessee, collocata
al centro dello stato, a meta' strada tra Knoxville e le "Smoky
Mountains" degli Appalaci ad'est e la pianura di Memphis
confinante con il fiume Mississippi ad'ovest. In effetti, la storia
dello sviluppo commerciale della Country Music di questo secolo
coincide con la trasmissione da Nashville del programma radiofonico
"The Grand Ole Opry".
Cominciato nel 1925 come "the WSM Barndance", il programma
venne ribattezzato "The Grand Ole Opry" nel '27. Questo
nome parodiava leggermente il gusto classico Europeo (la trasmissione
radiofonica del "The Grand Ole Opry" seguiva, infatti,
la trasmissione da New York dei concerti del
Sabato pomeriggio della New York Philharmonic Orchestra) e stava
ad indicare che questa musica era semplice, franca, sincera e
senza pretese culturali (non proveniente da New York!).
Le rappresentazioni erano date sul palcoscenico di fronte al pubblico
con gli esecutori vestiti con tute e camicie da lavoro per proiettare
un'immagine di calore familiare privo di formalita'. I musicisti,
molti dei quali dilettanti, ridevano e scherzavano gentilmente
tra loro e con il pubblico, come se la rappresentazione fosse
un'enorme festa familiare, ritornando, cosi', ai bei tempi della
frontiera, dove "barn dances" erano organizzate per
celebrare gli sforzi della comunita' per aver costruito insieme
la stalla, un modo per aiutarsi a vicenda, e allo stesso tempo
divertirsi e condividere le esperienze. Gli esecutori parlavano
nel dialetto locale che ancora contraddistingueva le comunita'
rurali degli Appalaci. Ballavano le danze tradizionali. Raccontavano
pittoresche "tall stories" (storie incredibili ed esagerate),
tipiche barzellette contadine, e decantavano le gioie della vita
di campagna in contrasto alle difficolta' di quella cittadina.
La sollecitudine, l'amicizia, l'umilta', la sincerita', l'antica
saggezza contadina e l'orgoglio di fare parte di questa tradizione,
permeava l'intera trasmissione. Il pubblico radiofonico che cercava
una visione gentile e, a volte, nostalgica, del passato americano,
l'avrebbe trovata sicuramente in questo programma.
Durante i primi anni del "The Grand Ole Opry", la musica
fu mantenuta intenzionalmente "vecchio stile" - musica
"Gospel' bianca, canzoni sentimentali, musica per fiddle
solo, e musica per la banda d'archi tradizionale del country (fiddle,
banjo, chitarra e, frequentamente, anche un'armonica). La musica
popolare contemporanea, influenzata dal "blues", fu
scoraggiata cosi' come l'uso di chitarre elettriche e percussioni,
in parte per caratterizzare la trasmissione come "country"
e in parte per soddisfare una certa tendenza conservatrice che
permeava la stessa comunita' rurale. Infatti, fin dall'inizio
della sua commercializzazione nel 1920, la"Country Music"
e' stata dilaniata dalle controversie tra due punti di vista:
quello conservatore e quello progressista. Per i conservatori,
la Country Music era tradizionalmente la depositaria dei valori
fondamentali della comunita' rurale e percio' doveva cambiare
il meno possibile. Per i progressisti, i nuovi stili musicali
erano necessari per esprimere le nuove, contemporanee, esperienze
di vita. Per loro, la parte "vera" della Country Music
era, soprattutto, la franca e realistica espressione della realta'
quotidiana attraverso le canzoni e non l'automatica ripetizione
del repertorio ereditato dal passato. Questa fondamentale controversia
si trovava gia' nell'iniziale rigetto da parte del "The Grand
Ole Opry" della musica "Honky Tonk" dell'ovest
(musica che divenne, poi, la piu' grande nuova voce "country"
nel '40 e nel '50), e piu' tardi, negli anni '60, nella reazione
negativa al "Country Pop" dell' industria discografica
di Nashville (che, interessata ad attrarre un piu' vasto pubblico,
aveva sacrificato molti dei vecchi manierismi della Country Music
in favore di un blando orientamento "pop"). E ancora
piu' tardi, il conflitto si riaccese nella resistenza allo sviluppo
del Country Rock negli anni '70. Questa controversia e' alimentata
dalla massiccia commercializzazione della Country Music e da tutti
i sospetti e risentimenti che ha suscitato.
In ogni caso, la trasmissione del "The Grand Ole Opry"
aumento' felicimente il suo successo tanto che arrivo' ad essere
programmata su scala nazionale della rete NBC nel 1939. Nel 1943,
l'Opry acquisto' la sua casa permanente (Auditorio Ryman di Nashville),
dal quale veniva trasmesso il programma radio del sabato sera
e, nel 1950, quello televisivo. Il programma, che negli anni '20
durava un'ora, divenne un programma di quattro ore con ben 30
diversi esecutori. Nel 1974, il "Grand Ole Opry" si
sposto' nel gigantesco auditorio "Opryland U.S.A." collocato
in un parco di divertimenti simile a una "Disneyland"
del country.
Il fenomenale successo della Country Music, sottlineato dalla
continua espansione del "Grand Ole Opry", rispecchia
i grandi cambiamenti demografici della prima parte di questo secolo
- la graduale urbanizzazione di gran parte della popolazione rurale
bianca del sud. Durante la prima parte del secolo, infatti, c'era
stato uno spostamento continuo di lavoratori bianchi e neri dal
sud in cerca di impiego. Con l'arrivo della Seconda Guerra Mondiale
questa tendenza era significativamente aumentata, portando milioni
di bianchi e neri del sud nelle citta' del nord e dell'ovest dove
c'erano le industrie belliche. Questa popolazione "sradicata",
portava con se nelle citta' la sua musica rurale, come i loro
progenitori l'avevano portata nel "nuovo mondo" tanti
secoli prima. Il risultato dell'urbanizzazione del pubblico e
della musica ha portato, inevitabilmente, all'attenzione nazionale
(alla fine del secondo conflitto mondiale) la nuova generazione
della musica rurale nera del sud, "Rhythm and Blues",
e di quella bianca rurale del sud: "Country Music".
Negli anni immediatamente successivi alla guerra, questa musica
aveva spodestato il "Jazz" e la musica popolare del
"Tin Pan Alley", diventando la nuova musica popolare
su scala nazionale. Questa musica, al contrario della precedente,
che era in gran parte condizionata dal gusto New Yorkese europeizzato,
era rude, vicina alla terra, poco sofisticata e orgoglioso di
esserlo.
Nel corso di questo secolo, il genere, che era stato negli anni
'20 (per ragioni commerciali) chiamato "hillbilly",
ribattezzato "Country and Western" nel 1948, e ritornato
ad essere solo"Country Music" negli anni '70, ha acquisito
un grande pubblico nazionale. Insieme con il "Rhythm and
Blues" e' servito nella seconda meta' del secolo, come punto
di riferimento per tutta la nuova musica popolare, dal "Rock
and Roll" in puoi. Pur conservando un repertorio di antichi
inni, ballate e reels, portate in America svariate centinaia di
anni prima - il nucleo della musica folk Anglo-Celtica che ha
dato alla Country Music il senso della continuita' e dell'autenticita'
- adesso, la country music , nelle mani di professionisti, musicisti
di successo provenienti da tutte le parti degli Stati Uniti, ha
creato un nuovo repertorio di musica che porta avanti quel "feeling"
autenticamente country - franco, realistico e sincero. Al suo
interno sono rappresentati una moltitudine di stili musicali e
regionali (incluso lo stile "Cajun" della Louisiana).
A conferma delle sue origini, continua ad essere una musica semplice,
solidamente schierata dalle parte dei poveri e dei sofferenti,
ed ancora capace di indignazione davanti all'ingiustizia. Ancora
porta avanti la fede nei valori della famiglia, dell'importanza
della sincerita', onesta' e rispetto reciproco. E' sicuramente
una musica in cui si esprimono molte esperienze della vita reale
che non si trovano in nessun'altra musica popolare americana:
dalle difficolta' dei pagamenti delle rate della macchina ai problemi
dei soldati menomati dalla guerra. La sua parte migliore continua
ad esprimere in termini contemporanei, le esperienze e i valori
portanti peculiari ad un largo segmento del popolo americano -
"Lonesome Travelers" - che cercano ancora nella musica
Anglo-Celtica, l'accompagnamento e la consolazione durante il
difficile cammino della vita.
Richard Trythall
Palazzo delle Esposizioni, Roma, 9-20 febbraio 1994
E' disponibile anche nel sito:: "Tendenze della Musica Pianistica Americana nel XX Secolo"